La sessualità è certamente una dimensione caratterizzata da grande variabilità in termini di pratiche, gusti e preferenze.

Vi sono casi in cui gli interessi sessuali della persona si discostano da quelli riconosciuti dal senso comune e dalla cultura di appartenenza, e possono risultare strani, atipici e, talvolta, un po' perversi.

Nella precedente nomenclatura della malattie mentali si parlava infatti di Perversioni Sessuali, ora sostituite a livello di classificazione diagnostica nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) con il termine più neutro PARAFILIE.

Parafilia o disturbo parafilico?

Il termine parafilia si riferisce a “qualsiasi intenso e persistente interesse sessuale diverso dall’interesse sessuale per la stimolazione genitale o i preliminari sessuali con partner umani fenotipicamente normali, fisicamente maturi e consenzienti” (APA, 2013, p. 795).

Un disturbo parafilico si definisce invece come “una parafilia che, nel momento presente, causa disagio o compromissione nell’individuo o una parafilia la cui soddisfazione ha arrecato, o rischiato di arrecare, danno a se stessi o agli altri” (APA, 2013, p. 796).

Una parafilia quindi non necessariamente richiede un intervento terapico. Ciò che determina il cut-off tra sano e patologico è la percezione della persona di disagio unita alla ripercussione del sintomo su attività quotidiane e a danno di terzi.

La parafilia, per essere considerata tale in termini diagnostici, deve durare almeno sei mesi e devono essere presenti impulsi sessuali, fantasie o comportamenti specifici ed eccitanti sotto il profilo sessuale.

Perché si sviluppa una parafilia?

Nello sviluppo della parafilia sembrano essere coinvolti aspetti sul versante personologico, evolutivo esperienziale e/o traumatico.

Lo psichiatra George R. Brown individua tre elementi che potenzialmente concorrono allo sviluppo della parafilia: un trauma emotivo, in genere vissuto nella prima infanzia, un’esposizione prematura a esperienze sessuali intense e una modalità di eccitazione duratura nel tempo connessa a oggetti o pratiche specifiche.

Quali disturbi parafilici esistono?

L'attuale classificazione raccolta nel DSM-5 elenca diversi tipi di disturbi parafilici:

  • Disturbo esibizionistico: l’eccitazione è legata all'esibizione dei propri genitali a una persona estranea e a sua insaputa
  • Disturbo feticistico: prevede l'interesse/eccitazione sessuale per parti del corpo non genitali o oggetti inanimati
  • Disturbo frotteuristico: l'eccitazione deriva dal toccare o strofinarsi contro una persona non consenziente
  • Disturbo pedofilico: attività sessuale con bambini generalmente di 13 anni o più piccoli. Il soggetto pedofilo deve avere almeno 16 anni ed essere di almeno 5 anni maggiore del bambino con cui intrattiene attività sessuali
  • Disturbo da masochismo sessuale: l'eccitazione sessuale è connessa all'essere umiliati, picchiati o dal subire vessazioni di diverso tipo
  • Disturbo da sadismo sessuale: la persona sperimenta eccitazione sessuale in risposta alla sofferenza psicologica o fisica della sua vittima
  • Disturbo da travestitismo: l’eccitazione deriva dall'indossare indumenti caratteristici del sesso opposto (cross-dressing).
  • Disturbo voyeuristico: fantasie ed eccitazione legate dall’atto di osservare un soggetto non consenziente mentre è nudo, si spoglia o è impegnato in attività erotiche o sessuali.

Quando rivolgersi allo specialista? 

Se la persona che si confronta con la parafilia percepisce un disagio significativo ed associa la ricerca del piacere a modalità disfunzionali e potenzialmente dannose per se stesso o per altri rivolgersi a un professionista è la scelta preferibile.

La psicoterapia integrata alla Terapia Sessuale può facilitare infatti la persona a comprendere ed elaborare il disturbo parafilico e aiutarla a sviluppare strumenti mirati per gestirlo.

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